Uno sguardo nel backstage

Voglio raccontarvi cosa facciamo, come, ma sopratutto perché. Un viaggio che parte in questo 2024, funestato dalle guerre in corso, con il terrore per la possibile fine del mondo.

Il contesto tecnologico in espansione in cui viviamo ci pone in una condizione privilegiata rispetto alle decadi precedenti, perché ci offre la possibilità di disporre di mezzi evoluti che prima sognavamo.

I problemi più rilevanti della nostra tecnologia si riassumono in: non ho linea, la wi-fi non prende, Whatsapp è bloccato, ho esaurito lo spazio sul telefonino, ho il 10% di batteria. Potremo continuare con tanti altri problemi, che sono derivati principalmente dalla “scatola nera” che ci portiamo appresso: il cellulare!

Ma tra tutti i problemi, se osserviamo bene, cosa abbiamo ottenuto in più?

La possibilità di comunicare da qualsiasi parte ci troviamo, e con tutto il mondo.

 La capacità di essere interconnessi gli uni agli altri , attraverso la nostra voce, attraverso le nostre immagini, attraverso le nostre emozioni, attraverso i nostri messaggi scritti, attraverso le videochiamate che ci consentono di unire due posti sulla terra in tempo reale osservando e dialogando guardandoci negli occhi.

La capacità di scrivere su un diario giornaliero attraverso i social, di recuperare amici e conoscenze di vecchia data, di documentare le nostre giornate attraverso i post.

La possibilità di dare un comando vocale al nostro cellulare in modo da fargli eseguire un compito; ehi Siri…

La possibilità di interagire con un’intelligenza artificiale e ottenere risposte, lavori, documenti, attività informatica.

Tutto questo comporta un grande impegno mentale, dispositivi sempre più evoluti, la possibilità di fare più cose con un unico oggetto, la necessità di avere sempre più velocità per il traffico dati, e sempre più spazio di memoria per archiviare i nostri file.

Siamo così abituati all’utilizzo di questo strumento, che non ci rendiamo conto delle potenzialità e dell’aiuto che quotidianamente riceviamo. Il fatto di avere un oggetto così prezioso da accompagnarci a letto, a fare da custode durante la notte, a contenere tutto il nostro universo digitale; rappresenta di fatto il registratore perpetuo della nostra vita al punto da diventare: una prova, un alibi, che dimostra la nostra presenza, la nostra posizione in un determinato giorno e orario.

 L’obiettivo che ci siamo posti e di creare una scatola bianca, che rappresenta un contenitore prezioso, a volte è chiuso con il coperchio, Ma che  può contenere tante informazioni preziose. Partendo dal colore, a differenza della scatola nera, la scatola bianca contiene solo quello che gli artisti hanno deciso di introdurci, per rappresentare la loro carriera artistica, il loro modo di pensare, e tutte le informazioni necessarie a far capire anche alle generazioni future, chi sono stati, qual era il loro pensiero, quali erano i loro sogni, ma soprattutto: quali sono i messaggi che vogliono comunicare oggi.

Il set di Umberto Napolitano è stato realizzato a casa sua, durante giornate di sole e di pioggia, con un vento molto importante, creando delle inquadrature cinematografiche, che consentano di capire sia il linguaggio verbale, sia la mimica non verbale; per fare in modo che il contesto sia in equilibrio con il contenuto dei messaggi e della storia stessa dell’artista.

Nella foto si vede l’impostazione, o la si può percepire, Rembrandt a volte, a farfalla altre, Ma nella maggior parte dei casi abbiamo utilizzato la luce naturale del sole. Questo per avere l’effetto necessario ad ottenere una luminosità diffusa, in base alle ore del giorno,

L’obiettivo principale del podcast è offrire all’artista la possibilità di creare i contenuti, valorizzarli, e strutturare un progetto che trasmetta la vita vissuta attraverso un viaggio.

La scatola bianca è un set che viene costruito attraverso la strutturazione con l’artista di uno storyboard che non prevede sceneggiatura, ma solo l’identificazione nel tempo del contesto storico e della vita testimoniata nei ricordi del singolo, in modo da avere l’autenticità nel suo raccontarsi.

Parlare di se stessi non è sempre facile, anche se hai la libertà di scegliere gli argomenti, cosa dire; ci sono nella nostra memoria delle scapole che possono contenere ricordi sgradevoli, dolore, emozione;  e quando l’artista, il personaggio del podcast, li rivive davanti ad una telecamera, si emoziona, ritorna indietro nel suo passato, trasformando il suo ricordo, il suo vissuto in un documento indelebile davanti alla telecamera.

Forse siamo solo sognatori, ma abbiamo avuto la fortuna di selezionare gli artisti che in qualche modo hanno fatto tanto nella loro carriera artistica, ma la loro scatola fa parte del grande archivio della storia, della cultura, di quella grande ricetta che si chiama vita.

 Il nostro archivio contiene tante scatole vuote, con sopra il nome e cognome di chi vorremmo intervistare, perché una volta costruito il contenuto di quella scatola, questo attraverso la tecnologia di cui disponiamo, trasformerà quel documento in un messaggio che viaggerà nel tempo come se fosse una capsula, e raggiungerà nuove generazioni sulla terra , fra oltre 200 anni.

 L’invito che vogliamo fare, e di cogliere l’occasione per creare questo testamento artistico, che è molto lontano dal concetto di morte, ma che invece diventa il cuore pulsante della storiografia moderna nella quale ogni artista troverà spazio, e potrà personalizzarlo.

Le prime cinquanta scatole, abbiamo deciso di regalarle, E ci siamo presi la responsabilità di scegliere chi intervistare per costruire la prima docu-serie,  La fase successiva prevede la possibilità da parte di chiunque produca arte, di ottenere la sua personale: scatola bianca.